Valerio la Martire
Il delitto di Giarre
La storia di Giorgio e Antonio che ha ispirato Stranizza.

Il delitto di Giarre

La storia di Giorgio e Antonio

Il delitto di Giarre, il fatto di cronaca che ha ispirato la storia di Stranizza.

Copertina di Stranizza, libro di Valerio la Martire, nell'edizione di David and Matthaus
Stranizza, romanzo di Valerio la Martire.
Copertina dell’edizione del libro pubblicato da David and Matthaus nel 2016, con il patrocinio di Amnesty International.

Stranizza è una storia inventata che prende ispirazione dalla storia di Giorgio Giammona e Antonio Galatola, due ragazzi vissuti a Giarre, in Sicilia. La loro morte, purtroppo, è vera.

Il Delitto di Giarre è il nome con cui viene ricordato oggi il fatto.

31 ottobre 1980

Il 31 ottobre del 1980, i quotidiani nazionali pubblicarono la notizia della morte di Giorgio e Antonio e sulla stampa e tra la gente si accese un feroce dibattito. Due omosessuali morti in Sicilia era un titolo di grande effetto e per un po’ la loro storia fu sulla bocca di molti.

Che fossero due ragazzi così giovani si scoprì nel tempo.
Che fossero morti abbracciati si scoprì ancora più tardi.
Che il loro fosse amore non si disse quasi mai.

La tesi del suicidio

Secondo la prima versione ufficiale, Toni e Giorgio si erano suicidati. Ma qualche giorno dopo una pistola non registrata fu trovata sepolta poco distante dal luogo della morte.
La versione del suicidio non reggeva più.

Il nipotino di Toni – Francesco nella realtà, Ciro nel libro – fu portato in questura e tenuto in stato di fermo per una notte intera. Entrò piangendo la morte dello zio, uscì dopo aver firmato una dichiarazione di colpevolezza.

Secondo la questura, Francesco era stato costretto a sparare a Toni e a Giorgio dallo stesso Toni, come punizione per il disonore di cui si erano macchiati. Per vergogna di quello che erano.
Come ricompensa per il “servizio”, Francesco avrebbe ricevuto in dono un orologio.

Il ragazzino non fu mai intervistato o controinterrogato, nessun giornalista riuscì ad avvicinarlo. Avendo solo dodici anni non era punibile e nessuno fu arrestato per il duplice omicidio.

A tutt’oggi Francesco non ha mai rilasciato una dichiarazione sugli avvenimenti di Giarre. Non ha mai detto se sa come sia morto lo zio.

L’unico testimone

Il pino marittimo fu l’unico testimone dell’omicidio; sul suo tronco furono trovati i segni di un colpo di pistola, come se l’assassino avesse voluto mettere a tacere anche lui.

Alcuni mesi dopo l’omicidio, un incendio distrusse l’agrumeto e il pino marittimo. L’unico testimone dell’amore e della morte di Toni e Giorgio fu bruciato. Accanto al tronco carbonizzato oggi c’è una spianata di cemento e asfalto.

La nascita del movimento omosessuale in Italia

Giorgio Giammona e Antonio Galatola sono sepolti nel cimitero di Giarre in due tombe distanti e con date di morte diverse. Anche i funerali furono celebrati in momenti diversi. Una folla per Toni, nessuno per Giorgio, che era il puppu cu bullu e che secondo le voci di paese aveva traviato l’altro.

La loro vicenda è stata fondamentale nella storia del movimento omosessuale italiano: non saremmo tanto liberi di amare se loro non fossero morti per quell’amore.

Credo che i loro spiriti siano vicini, che non siano riusciti davvero a separarli. Stanno ancora facendo l’amore sotto il pino marittimo, convinti che le persone sapranno aprire gli occhi e vedere la bellezza di quell’amore che nessuno ha voluto proteggere.


da “Stranizza“, di Valerio la Martire, note dell’autore.

Altri approfondimenti